Hotel Garni Thurwieser - Santa Caterina  
Avventure alpinistiche in Valfurva - Lombardia Il tuo B&B in Alta Valtellina

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Sopra le nuvole ...
AVVENTURE ALPINISTICHE
alpinisti in cordata
Sulla Punta Thurwieser mt.3652
- un viaggio nell'alpinismo a Valfurva!... -

Molti clienti ci chiedono che origine ha il nome del nostro hotel. La risposta é molto semplice: porta lo stesso nome di una montagna che si può vedere percorrendo la Val Zebrù. E' stato scelto perché sia nostro nonno, esperta guida alpina che un fratello di nostro padre erano appassionati di montagna e in qualche modo volevamo rendere omaggio alla loro grande passione.
 
 
THURWIESERSPITZE così chiamata da Edmund von Mojsisovics, nome notevole della storia dell'alpinismo, in onere di Peter Karl Thurwieser, uno dei primi scalatori dell'Ortles e alpinista militante della prima metà del secolo passato.

Svelta piramide di rocce, a forma di aguzza lancia, con un tagliente di ghiaccio terso di tale ripidezza che passò come sinonimo nella letteratura alpina. E' tra le più belle montagne delle Alpi Orientali e costituisce, vista da est, col Tresero la più elegante vetta del gruppo.

Ascensione di frequente compiuta per la fame di più difficile cima della regione. Richiede realmente una buona pratica ed abilità onde superare il famoso spigolo di ghiaccio. La ripida facciata rocciosa italiana invece, pressoché sconosciuta , é molto più facile, qualora si tenga la via seguita finora dalle guide di S. Caterina.

Alpinismo in Valfurva Cime gruppo Cevedale

 
 
STORIA ALPINISTICA
• 1° ascensione (dopo molti tentativi): Theodor Harpprecht con Josef Schnell - 20 agosto 1869 - (per cresta est).
• 1° ascensione per parete Sud-Ovest e prima traversata: G. Gejer e Richard Zsigmondj - 23 agosto 1882 -
• 1° traversata dalla Trafoier Eiswand alla Thurwieser (Baeckmanngraf) : Carl Baeckman con Alois Kuntner e Alois Pinggera - 16 settembre 1890 -
• 1° ascensione per la parete Nord: Guido Eugen Lammer (solo)- 19 agosto 1893 -
• 1° ascensione per la parete Sud-Est: Giovanni Zanoletti con Luigi Bonetti e Filippo Cola - 8 agosto 1895 -
• 1° ascensione italiana: Piero Pogliaghi con Luigi Bonetti - 1881
Da sinistra a destra:diramazione s-o della cresta del Giogo Alto sull' Ortles con i Coni di Ghiacciaio, la Punta Thurwieser e la Cima Trafoi
La cresta est della Thurwieser vista dall' alto, con alcune cordate che la stanno scalando Punta Thurwieser : cresta est Cresta est della Thurwieser Giuseppe Pirovano con un cliente
AVVENTURA SULLA THURWIESER
dell'alpinista tedesco Guido Lammer, filosofo Hegeliano
"Il 19 agosto 1893 egli partì solo da Trafoi, nella notte salì per il ghiacciaio fino alla parete Nord della Thurwieser, che é la vetta più difficile e pericolosa dell'intero gruppo e di primo mattino attaccò quel ripidissimo sdrucciolo di ghiacciaio, per il quale nessuno aveva mai pensato si potesse salire. Il Lammer incominciò a piccozzare, solo con il suo immenso coraggio, e più si innalzava sulla parete e più si avvicinava alla verticale, doveva tagliare gradini e appigli per le mani con estrema cautela, per non staccarsi dal grande muro gelato, precipitando alla base. In cinque ore di questo lavoro fu sulla cima, ma il guaio gli capitò al ritorno. Sceso per un altro itinerario e giunto al circo alto del ghiacciaio, quando già pensava ad un facile ritorno, la neve, scaldata dal sole pomeridiano, cedette sotto il suo peso proprio quando stava sulla crepa terminale.

Il Lammer sprofondò nel nero abisso, sfondò cadendo un secondo 'ponte di neve che si trovava nel crepaccio 20 metri più sotto e, dopo una caduta di altri 10 metri finì sul fondo. Il secondo ponte di neve aveva attenuato l'effetto del salto che sarebbe stato certamente mortale; quando il Lammer rinvenne dopo qualche tempo, si trovò con alcune costole rotte che gli davano fitte dolorose nei fianchi e fratturata anche una caviglia; aveva anche rotto gli occhiali e anche questo era grave per lui, estremamente miope. Unico punto positivo: aveva sul fondo la piccozza, quell'arma che sapeva adoperare tanto bene, come aveva dimostrato poche ore prima sulla parete.

Attorno un gran buio, rotto appena su in alto da due cerchietti chiari, aperti dal suo corpo dalla caduta. Forse fu proprio quel minimo raggio di luce a riaccendere in lui l'attaccamento alla vita e la speranza di uscire in qualche modo da quella tomba. Dalla morte non lontana poteva risalire alla vita tagliandosi la via su quel muro di ghiaccio alto 30 metri; é facile immaginare la lotta tremenda, combattuta da quell'uomo ferito e quasi cieco che si innalzava di pochi centimetri per volta a prezzo di un continuo martirio, con il terrore di poter ricadere sul fondo per un minimo errore. Eppure la dura volontà di sopravvivere lo sostenne fino che arrivò all'orlo del crepaccio e poté buttarsi sfinito sulla neve. E trovò ancora la forza di trascinarsi giù per il ghiacciaio interminabile fino a Trafoi."

 
 
 
       
               
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